Para-atleta Campione del Mondo usa il materiale Formthotics per i suoi tutori sportivi
Pubblicato in Formthotics Sport · 2 Aprile 2021
I Plantari Formthotics,
da quasi 40 anni prodotti in Nuova
Zelanda dall’azienda Foot Science
International, si contraddistinguono grazie ai materiali innovativi e
brevettati FORMAX e SHOCKSTOP.
- Formax È flessibile, leggero, impermeabile, resistente a funghi e muffe e ipoallergenico. Sono disponibili diverse densità per soddisfare i requisiti di prestazioni e comfort.
- ShockStop è una schiuma polimerica ibrida per il massimo assorbimento degli urti e ammortizzazione che riduce al minimo l'impatto su muscoli, articolazioni e tendini e consente un recupero più rapido dopo la prestazione. Test di laboratorio indipendenti hanno dimostrato che ShockStop è efficace più del doppio rispetto ad altri materiali nell'assorbimento degli urti.
I
Formthotics vengono usati da persone in
tutto il mondo, dagli sportivi d'élite a coloro che devono stare in piedi
tutto il giorno; l’aumento del comfort, del supporto ed il sollievo dal dolore
tipico di varie patologie li rendono un prodotto consigliato a tutti.
Leggiamo
ora l’interessante intervista ad un campione italiano che utilizza in modo
particolare il materiale con cui vengono prodotti i Formthotics, a
testimonianza delle straordinarie proprietà dello Shockstop:
Fabrizio Cornegliani: 3 Volte Campione del Mondo di Handbike
Utilizza il materiale delle ortesi Formthotics per i suoi tutori sportivi

Fabrizio Cornegliani,
classe 1969, è un’atleta di handbike, sportivo agonista, che, a seguito di un
grave infortunio vertebrale in allenamento, ha dovuto reinventare la sua vita
sportiva e trovare soluzioni per poter praticare l’handbike in modo sicuro e
confortevole. Ecco come il materiale utilizzato dai plantari Formthotics è
diventato un valido alleato di Fabrizio.
Quando hai cominciato ad avvicinarti al mondo dello sport? E alla corsa con handbike?
Inizialmente
l’unico sport che si poteva praticare, viste le mie condizioni, era la piscina,
che non era un vero e proprio sport ma principalmente un bagno in una piscina
di riabilitazione, dove scoprire cosa fosse possibile ottenere. Il passo
successivo è stato avvicinarsi alla bicicletta, soprattutto perché mi dava la
possibilità di stare sdraiato e fare un minimo di esercizio fisico di
potenziamento. Il grande problema riscontrato a quel tempo, ovvero nel
2005, erano gli ausili. Non esistevano gli ausili necessari ad una persona con
una lesione come la mia, era tutto da inventare.
La corsa in
handbike è arrivata in un secondo tempo, perché inizialmente facevo fatica a
rimanere anche solo un quarto d’ora sulla bicicletta. Nella mia vita però, sono
sempre stato uno sportivo e per mia natura sempre molto competitivo, praticavo
atletica leggera quando ero normodotato ma a seguito del mio incidente e delle
condizioni, la corsa in handbike si è dimostrata all’epoca l’unica possibilità.

Cosa hai ottenuto, a livello personale, dalla pratica di questa disciplina?
A livello
personale mi ha dato tanto: ritornare a vivere, a sognare, ad avere un
obiettivo, qualcosa che impegnasse le mie giornate. La cosa più importante poi
è stato recuperare quanto bastasse per poter concepire un figlio.
Quale credi sia il tuo più grande successo ad oggi?
Il mio più grande successo ad oggi è sicuramente mio figlio
Lorenzo, ma anche essere tornato ad essere una persona in grado di vivere una
giornata a pieno potendo ancora fare una programmazione della propria vita.
Dopo questo arrivano tutti i meriti sportivi: tre volte campione del mondo. Ben
tre volte il numero uno sulla terra, un’esperienza che mi ha dato tanto sia a
livello emotivo che personale.
Come ti motivi nei giorni grigi in cui non hai voglia di allenarti?
Questa è una
condizione che io affronto raramente, perché la voglia di allenarmi non mi è
mai mancata, né prima né dopo l’incidente. Nei giorni in cui devo affrontare allenamenti
molto duri, utilizzo la tecnica di “portare la testa da un’altra parte”: quando
la fatica diventa assoluta, assurda, l’unico modo per poter andare avanti è
spegnere il cervello su quello che sto facendo e portarlo in un luogo dove sto
meglio, sognando quello che sarà il mio obiettivo, questa è la mia motivazione
quando il lavoro diventa pesante.

Quali suggerimenti daresti ai giovani che si approcciano allo sport?
Innanzitutto
io vivo di sport, ci vivevo prima dell’incidente e ci vivo tutt’ora, è la cosa
che amo più fare. Il mio approccio allo sport è quello di ricercare e
perfezionare sempre la prestazione sportiva, questo è stato e sarà sempre il
mio obiettivo primario indipendentemente dal tipo di sport praticato. Mi sento
di dire ai giovani che bisogna provare a fare fatica, perché penso che la
fatica sia un valore e lo sport ti aiuta a prepararti a quello che ti troverai
ad affrontare nella vita. Le salite vere sono molto più presenti nella vita che
nello sport.
Come sei venuto a conoscenza dell'azienda neo-zelandese Foot Science International e del particolare materiale Shockstop foam con cui produce in esclusiva una linea di plantari Formthotics?
A causa
dell’altezza della mia lesione, C5-C6, la chiusura delle mani è stata
compromessa, infatti non ho una buona presa delle mani in chiusura. In funzione
della pedalata in handbike e del movimento che devo fare, ho dovuto costruire
dei tutori ad hoc, che quando ho iniziato non esistevano, ma il materiale
utilizzato in origine mi logorava la pelle, soprattutto nella zona dei polsi
che si prende il carico della mancanza di chiusura delle mani. Poi
fortunatamente ho conosciuto questo nuovo materiale tramite una fisioterapista
di Pavia, Angela Scariato, e fin da subito si è rivelato fantastico per il mio
scopo. Sono riuscito a risolvere la maggior parte dei problemi che avevo
riscontrato in precedenza con altre tipologie di materiale.

Raccontaci come utilizzi questo materiale e gli eventuali benefici ottenuti grazie ad esso?
Il
materiale viene utilizzato all’interno di tutori tubolari, che potete vedere in
foto, che avvolgono i miei polsi e si agganciano alle pedivelle della mia
handbike. Questo materiale permette di non logorare la pelle a contatto con il
tutore, proteggendo questa zona del polso che si prende il carico della
trazione del mio corpo e della bicicletta. Quando produco potenza attraverso la
trasmissione della bicicletta, questo materiale eccezionale assorbe le forze
prodotte, senza che la pelle si rovini, arrossandosi e infiammandosi molto,
rendendo impossibile l’andare in bicicletta. Con questo materiale abbiamo
risolto uno dei più grossi problemi di questo tipo di tutore.
Quali sono i tuoi progetti nell'immediato futuro?
Spero innanzitutto, come tutti, di avere un minimo di affidabilità
nel sistema e poter iniziare nuovamente a fare progetti per il futuro, tornare
alla normalità di cui il Covid ci ha privato. Per quanto riguarda i miei
progetti sportivi, ci saranno in ordine di tempo la preparazione del campionato
italiano, poi il mondiale in Portogallo, ma sicuramente la cosa più importante
sarà la preparazione alle Para-Olimpiadi di Tokyo.
